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Olimpiadi degli scacchi: la storia tormentata del più affascinante dei tornei
L'Urss che vinse le Olimpiadi del 1952: da sinistra Kotov, Keres, Smyslov, Geller, Boleslavsky e Bronstein

Olimpiadi degli scacchi: la storia tormentata del più affascinante dei tornei

In occasione delle Olimpiadi degli scacchi in programma a Budapest, vi proponiamo una brevissima storia di quella che è la manifestazione principe del movimento scacchistico mondiale. Manifestazione che nasce nel 1924, in occasione delle Olimpiadi di Parigi, dove gli scacchi erano sport dimostrativo, in attesa di diventare parte del mondo olimpico a tutti gli effetti (cosa che poi non è avvenuta). Le Olimpiadi del 1924 (oggi considerate non ufficiali), vennero vinte dalla Cecoslovacchia, ma soprattutto diedero l’occasione per la fondazione della FIDE, creata da 15 federazioni, tra cui l’italiana FSI. La cerimonia di rievocazione dell’evento si è svolta lo scorso 20 luglio, giorno in cui è caduto esattamente il centenario, e ad essa ha partecipato anche il Presidente Luigi Maggi, che ha “rinnovato” il patto fondativo a suo tempo firmato dal segretario generale della FSI. Terenziano Marusi.

Ma torniamo alle Olimpiadi: dopo Parigi 1924, due anni dopo si tiene un’altra manifestazione analoga, a Budapest, vinta dall’Ungheria. Ma la prima competizione ufficiale, considerata oggi la prima vera Olimpiade, risale al 1927, si gioca a Londra, e viene vinta dall’Ungheria di Maroczy, Nagy, Vajda, Havasi e Steiner. Decima l’Italia di Rosselli del Turco, Monticelli, Romi e Sacconi. All’epoca il suo nome però è “Coppa Hamilton Russell” (dal nome del mecenate che aveva finanziato il torneo), e in teoria dovrebbe essere solo un torneo preparatorio all’ingresso in pompa magna nel programma olimpico, nel 1928 ad Amsterdan. Però qualcosa va storto: ad Amsterdam, affollata di atleti di altre discipline, non c’è posto per gli scacchisti, che vengono trasferiti all’Aia. Inoltre, i dissidi mai placati sul professionismo negli scacchi impediscono che il torneo faccia parte ufficialmente del programma olimpico. Il torneo dell’Aia (vinto ancora dall’Ungheria) sarà qualificato molti anni più tardi come la Seconda Olimpiade.

Nel quadriennio successivo, sempre a causa delle polemiche sul professionismo, gli scacchi vengono definitivamente espulsi dai Giochi olimpici (come il tennis) e così la FIDE deve organizzare da sola il suo evento principale al livello mondiale. Che continua a chiamarsi per un paio di edizioni (Amburgo 1930 - Praga 1931) “Coppa Hamilton Russell”, poi diventa “Campionato mondiale delle nazioni”. La cadenza comunque diventa quasi regolarmente biennale, e la manifestazione si trasforma in un appuntamento fisso.

Alcuni episodi rilevanti di questi primi anni: nel 1936, in coincidenza con le Olimpiadi di Berlino, il regime nazista organizza delle Olimpiadi degli scacchi “straordinarie” che, con grande scorno degli hitleriani, vengono vinte da Ungheria e Polonia, formazioni piene di giocatori ebrei. Nel 1939 la fase finale delle Olimpiadi di Buenos Aires inizia il 1° settembre, data particolarmente sfortunata, perché coincide con l’invasione tedesca della Polonia. Per protesta, la squadra francese (in cui è presente anche Alekhine) rifiuta di giocare contro i tedeschi. Quell’edizione la vince proprio la Germania, ma nessuno dei giocatori vittoriosi (Eliskases, Michel, Engels, Becker e Reinhardtt) torna in patria, e anche molti altri scacchisti ebrei, tra cui Najdorf, restano saggiamente in Argentina.

Veniamo al dopoguerra, quando il “Campionato mondiale” diventa ufficialmente “Olimpiadi degli scacchi”. In realtà, già nel manifesto ufficiale del torneo del 1935 a Varsavia è presente questa denominazione, che quindi evidentemente correva sottotraccia. Lo stesso nome, Olimpiadi, viene usato nel 1950 la prima edizione delle Olimpiadi postbelliche, ospitate dalla Jugoslavia, ma boicottate dall’Urss, in rotta con il regime di Tito. Le fonti concordano però nell’affermare che il primo torneo a potersi fregiare ufficialmente del titolo “Olimpiadi”, per concessione del CIO (il Comitato Olimpico internazionale) è stato quello del 1952 a Helsinki. E la spiegazione è semplice: come a Parigi e ad Amsterdam 1928, le Olimpiadi furono organizzate negli stessi luoghi e negli stessi giorni dei Giochi Olimpici tradizionali, anch’essi previsti a Helsinki. E si trattò di un’edizione storica, perché la prima che vedeva la partecipazione dell’Unione Sovietica. Insomma, è probabile che la combinazione di questi due eventi (la coincidenza con i Giochi Olimpici e l’esordio dell’Urss in entrambe le competizioni) abbia favorito la nuova denominazione. Che però non compare più nei documenti ufficiali dell’edizione di Amsterdam del 1954, ma torna, e questa volta definitivamente, nel 1956, quando le Olimpiadi degli scacchi vengono organizzate a Mosca. Da allora il nome è sempre stato accettato, o tollerato, dal CIO, senza che nessuno lo mettesse in discussione.

Le Olimpiadi del dopoguerra trovano anche la loro cadenza regolare, biennale. Ovviamente le tensioni geopolitiche non mancano di colpire anche gli scacchi. Come nel 1976, quando le Olimpiadi, assegnate a Israele, vengono disertate dai Paesi arabi e da quelli del blocco comunista, consentendo la vittoria facile degli Stati Uniti, davanti a Olanda e Inghilterra. Alcuni dei Paesi “ribelli” si riuniscono poi a Tripoli, in Libia, in un’Olimpiade alternativa, con pochissimi partecipanti, vinta da El Salvador davanti a Tunisia e Pakistan. Nel 1978 a Buenos Aires fa il suo esordio per le Olimpiadi il “sistema svizzero”, che si usa tuttora: prima invece si disputavano dei gironi eliminatori e poi uno di finale.

Le Olimpiadi Femminili nascono invece nel 1957, e la prima edizione viene giocata a Emmen, in Olanda. Ci vogliono altri sei anni per organizzare una seconda edizione, nel 1963 a Spalato, in Jugoslavia, dopo di che si sceglie una cadenza triennale. Nel 1972 le due Olimpiadi, Open e Femminile, vengono unificate e si disputano entrambe a Skopje, in Jugoslavia, e da allora sono sempre state abbinate. L’Italia ha organizzato una sola volta questa manifestazione, a Torino nel 2006, con grandissimo successo. L’edizione di Budapest è la 45ma della storia (30ma per il Femminile).

Le prime Olimpiadi del 1927, come ricordavamo, furono vinte dall’Ungheria di Geza Maroczy, che si ripetè due anni dopo. Nel 1930 trionfò la Polonia di Rubinstein e Tartakower, e poi un lungo filotto di successi degli Stati Uniti (con giocatori come Kashdan, Marshall, Horowitz, e poi Fine e Reshewsky), fino alla vittoria della Germania nel 1939, con una squadra di giocatori che restarono tutti in Argentina per evitare di essere coinvolti nella Guerra Mondiale. In questi anni l’Urss non partecipava alla manifestazione, e nemmeno si presentò, per motivi politici a quella del 1950, che vide il successo della Jugoslavia padrona di casa di Gligoric e Pirc.

Dal 1952 inizia il lungo e incontrastato dominio dell’Urss, che vincerà tutte le Olimpiadi fino al 1990 con due uniche eccezioni: nel 1976 in Israele, causa boicottaggio (vinsero gli Stati Uniti), e clamorosamente nel 1978, quando venne battuta dall’Ungheria di Portisch, Sax e Adorjan. La caduta del Muro di Berlino ridusse l’Urss a Russia, ma il dominio dei moscoviti continuò fino al 2004, quando trionfò l’Ucraina di Ivanchuk. Da allora la Russia non ha più vinto un’Olimpiade Open, e i successi si sono distribuiti tra Ucraina, Armenia, Stati Uniti (2016), Cina, fino alla clamorosa e inattesa vittoria dell’Uzbekistan nel 2022. Nel medagliere generale, L’Urss è in testa con 18 ori, seguita da Russia e Usa con 6, poi Armenia e Ungheria con 3, Cina e Ucraina con 2, Germania, Polonia, Jugoslavia e Uzbekistan con 1.

Nelle Olimpiadi Femminili, la cui storia inizia nel 1957, il dominio sovietico (con l’unica eccezione del 1976, ad Haifa, dove causa boicottaggio dei Paesi comunisti vinse Israele) è stato irresistibile fino al 1988, quando lo scettro passò per ben due edizioni all’Ungheria delle sorelle Polgar. Quindi tre vittorie della Georgia, e una lunga prevalenza della Cina, interrotta dall’Ucraina (Zukova, Ushenina, Lagno) a Torino nel 2006. Di nuovo la Georgia, poi tre vittorie russe (sorelle Kosintseva, Kosteniuk e Gunina). Infine, il ritorno della Cina nel 2016 e nel 2018, che non ha però potuto difendere, causa assenza, il titolo nel 2022, andato all’Ucraina delle sorelle Muzychuk dopo un’accesissima battaglia con India e Georgia. Nel medagliere generale, le vittorie dell’Urss sono 11, quelle della Cina 6, seguono la Georgia con 4, Russia 3, Ungheria e Ucraina 2, Israele 1.



Veniamo ai giocatori: secondo il database Olimpbase.org (che però è aggiornato solo fino al 2014) lo scacchista più vincente delle Olimpiadi è il grande Mikhail Tal, con l’81,2 per cento dei punti in palio conquistati, e 5 ori e 2 argenti come migliore della sua scacchiera. Seguono da vicino Anatolj Karpov (80,1 per cento) e Tigran Petrosian (79,8). Quarto, lo statunitense che non ti aspetti, Isaac Kashdan (79,7). In questa classifica Kasparov è settimo, Alekhine, che giocava per la Francia, ottavo, Fischer 13mo, Botvinnik 14mo.

Tra le donne, considerando solo chi ha giocato un numero significativo di partite, al primo posto c'è la sovietica, poi georgiana, Nona Gaprindashvili, con l'83,6 per cento dei punti, segue la russa Nadezhda Kosintseva con l'83,3 per cento, e la svedese Pia Cramling con l'81,8 per cento. Anche in questo caso i dati arrivano solo fino al 2014, confidiamo in un aggiornamento del database.
 

L’Italia ha partecipato a quasi tutte le edizioni delle Olimpiadi, risultando assente solo nel 1930, nel 1939 nel 1956, nel 1962, nel 1964 e nel 1978, ma purtroppo non è mai riuscita a salire sul podio, almeno come squadra. Il miglior risultato in assoluto degli azzurri risale proprio alle prime Olimpiadi, quelle di Londra del 1927, in cui la formazione composta da Stefano Rosselli del Turco, Mario Monticelli, Massimiliano Romi e Antonio Sacconi arrivò decima. Va detto che le squadre partecipanti erano solo sedici. Non molto diversi i risultati negli anni successivi.


Dal 1952 al 1976 viene utilizzata una formula a eliminazione e selezione delle formazioni migliori, ma l’Italia non riesce mai a partecipare al girone finale, quello dei migliori. Con l’adozione del sistema svizzero, si torna alla classifica unica, e gli azzurri colgono ottimi risultati nel 1988 (14mi, con Mariotti, Braga, Godena, D’Amore, Arlandi e Tatai) e nel 2012 (15mi con Caruana, Godena, Brunello, Vocaturo e Dvirnyy).


Nel Femminile, la prima partecipazione dell’Italia risale al 1976. Due anni dopo la nostra nazionale è ancora assente, ma torna nel 1980, e non mancherà più. Dopo un eccellente risultato ottenuto a Lucerna nel 1982, con un 18mo posto (Pernici, Iacono, Deghenghi, Moscatiello), la migliore prestazione finora è quella a Dresda nel 2008, dove la squadra composta da Sedina, Zimina, Ambrosi, Brunello e De Rosa, conquista un clamoroso dodicesimo posto.


Se come squadra i primi tre posti sono stati (finora) tabù, per otto volte invece un azzurro è salito sul podio grazie alla prestazione individuale. Il primo è stato Francesco Scafarelli, bronzo nel 1954 in quarta scacchiera. Vent’anni dopo, nel 1974, è toccato a Sergio Mariotti conquistare un prestigiosissimo terzo posto in prima scacchiera. Nel 1976 ad Haifa, in Olimpiadi “dimezzate” dal boicottaggio, Bela Toth ottenne un argento in seconda scacchiera. Il primo oro risale al 1982, dove la buonissima prestazione delle azzurre fu coronata dal primo posto di Barbara Pernici (poi docente al Politecnico di Milano) in prima scacchiera. Un altro oro toccò sei anni dopo ad Ennio Arlandi, primo in quinta scacchiera a Salonicco nel 1988, mentre due anni dopo Federico Manca ottenne il bronzo, sempre in sesta scacchiera. Secondo oro per Arlandi (è l’unico italiano ad avere due medaglie) nel 1994 in terza scacchiera. Infine, l’ultima medaglia d'oro è storia recente: l’ha conquistata Marina Brunello, sbaragliando le avversarie in quarta scacchiera alle penultime Olimpiadi giocate, quelle di Batumi nel 2018.


Quanto alle prestazioni individuali, tenendo conto solo dei giocatori che hanno disputato almeno tre Olimpiadi, e considerando che disponiamo solo dei dati fino al 2014 (quindi, senza le ultime tre edizioni) il migliore della Nazionale Open è stato Fabiano Caruana, con il 66,7 per cento dei punti, dopo di lui Alvise Zichichi, con il 63,5, terzo Sabino Brunello con il 61,1. Tra le donne, la migliore è Olga Zimina, con il 65,1 per cento, segue Barbara Pernici con il 62,9 ed Elena Sedina con il 59,1.

Infine, i record di partecipazione, che nell’Open tocca a Michele Godena, che è stato protagonista di ben 14 Olimpiadi, mentre secondo è Ennio Arlandi (9), poi Carlo D’Amore e Stefano Tatai con 9. Sabino Brunello arriva con questa di Budapest alla sua ottava partecipazione. Tra le donne, il primato verrà battuto in questa edizione da Elena Sedina, Olga Zimina e Marina Brunello, alla loro ottava partecipazione (Marina giocò anche nell’Italia C a Torino 2006). Superato il record precedente di Rita Gramignani, con sette presenze.

Nel 2022 a Chennai le squadre azzurre si sono fatte onore, raccogliendo però meno di quanto avrebbero potuto: la squadra Open, dopo aver battuto la Norveglia di Carlsen, ha chiuso male finendo 47ma, 29ma invece la squadra femminile.